ROMA - Aragoste, astici e granchi vivi spariscono dai banconi della catena di supermercati alimentari biologici più grande degli
Stati Uniti. Con una decisione che ha subito fatto applaudire le associazioni animaliste, la Whole Foods Market mette al bando i
crostacei vivi da tutti i suoi 180 negozi sparsi in tutto il paese, in Canada e Gran Bretagna. Si potranno comprare solo congelati:
qualità e sicurezza saranno le stesse, assicura la compagnia, ma gli animali non soffriranno inutilmente e non verranno sottoposti a
trattamenti crudeli.
Gourmet e palati fini dovranno farsene una ragione: a rischio di perdere una fetta di business rilevante, il gigante dell'alimentazione
organica, che lo scorso anno ha fatto registrare vendite per 4,7 miliardi di dollari, ha preso una posizione netta, per salvaguardare la
sua mission: "whole foods, whole people, whole planet", cibi integrali, persone integrali, pianeta integrale.
Il cambio di rotta arriva dopo un lungo esame di coscienza e uno studio commissionato lo scorso novembre e durato sette mesi, in cui una
task force di esperti ha seguito tappa per tappa l'intero percorso del crostaceo dal mare fino al bancone del supermercato, per valutare
se venivano commesse crudeltà e se le condizioni potevano essere migliorate: al vaglio degli esperti sono passate le trappole usate per
catturare gli animali, il trasporto dall'ambiente marino alle vasche di conservazione, perfino i suggerimenti proposti per la cottura
della prelibatezza, che nella maggioranza dei casi finisce in una pentola di acqua bollente. Ma quando le conclusioni sono arrivate,
il 15 giugno, la direzione della Whole Foods non è rimasta contenta di quello che ha letto.
"E' troppo difficile mantenere condizioni soddisfacenti per assicurare il benessere e la salute delle aragoste fuori dal loro ambiente
per così lungo tempo", si è arresa Margaret Wittenberg, vice presidente che si occupa degli standard qualità per la compagnia. Qualità
della vita e trattamenti umani devono essere prioritari. "Per noi sono altrettanto importanti delle aspettative su qualità e sapore",
ha aggiunto John Mackey, co-fondatore e amministratore delegato della Whole Foods Market. Da qui la decisione di rinunciare ad offrire
la specialità gastronomica viva, concentrandosi esclusivamente su prodotti congelati, di origine certificata.
I supermercati della catena avevano già allestito per i crostacei vasche "condominiali", per permettere agli animali, che amano la
solitudine, di isolarsi in singoli "miniappartamenti". Non solo: le vasche erano state allontanate dalle mani dei clienti indiscreti
che non la smettevano di picchiettare sul vetro, comportamento considerato umiliante. Ma la sospensione della vendita dei crostacei
vivi è una vera vittoria per le associazioni in difesa dei diritti degli animali, anche se il dibattito è tutt'altro che fermo.
Solo due anni fa uno studio di due importanti università americane (California e Oklahoma) e un ateneo canadese (Prince Edwards Island)
sosteneva che le aragoste hanno un sistema nervoso talmente semplice da non poter percepire il dolore come gli altri animali o l'uomo.
E i biologi confermano che possono tranquillamente staccarsi una chela rimasta incastrata fra due scogli e continuare la propria
marcia come se niente fosse.
Il ragionamento non convince però gli animalisti, che pochi mesi fa hanno incassato un altro successo a Chicago, quando il consiglio
comunale ha deciso di vietare la produzione ed il consumo in negozi e ristoranti della città, pena multe salatissime, di un'altra
specialità "insanguinata", il foie gras. "Trattare cani e gatti in modo crudele è un reato", spiega l'associazione People for the
Ethical Treatment for Animals. Perché non dovrebbe essere lo stesso per le aragoste?
Roma, 28 settembre – Dalla fame al riscaldamento globale, dalle malattie all’uso sostenibile delle risorse. Il vegetarismo,
secondo l’Enpa e molti autorevoli studiosi è la chiave di volta per risolvere molte delle situazioni emergenziali del pianeta.
“Solo il 20% della popolazione mondiale ha regolare accesso alle risorse alimentari – spiega Ilaria Ferri, direttore scientifico
dell’Enpa – mentre il 26% della superficie terrestre è letteralmente invaso dagli allevamenti, ai quali è imputabile l’emissione
del 18% dei gas serra, la distruzione di milioni di ettari di foreste e la perdita di biodiversità, nonché la produzione annua
di 1.050 miliardi di tonnellate di deiezioni”. “Per mantenerli si sperpera una grandissima quantità di risorse –
aggiunge Ferri –: occorrono più di 16 chili di foraggi per produrre un chilo di carne. Inoltre, stando a quanto riferito dalla
Fao, occorrono circa 15mila litri di acqua per produrre un chilo di carne e appena 2mila per ottenere la stessa quantità di grano”.
Ma non è soltanto una questione economica. Il vegetarismo, infatti, allunga la vita e ne migliora la qualità. Una ricerca inglese
durata 12 anni, che ha interessato un campione di oltre 60mila persone ed è stata pubblicata sul British Journal of Cancer, ha
dimostrato che i vegetariani hanno meno probabilità di ammalarsi di tumore rispetto a chi mangia carne. I risultati sono
impressionanti: i vegetariani hanno il 45% di probabilità in meno di sviluppare il cancro del sangue (leucemia e altri tipi)
e il 12% di probabilità in meno di manifestare un qualsiasi tipo di tumore. Chi consuma molta carne – due volte al giorno,
per esempio (un panino col prosciutto a pranzo e una bistecca a cena) – vede aumentare del 35% il rischio di ammalarsi di
cancro all’intestino.
“A molti può sembrare strano ma la carne può essere un nemico della nostra salute – aggiunge Ferri –. Sono numerosi gli studi che
hanno dimostrato l’esistenza di una stretta correlazione tra un regime alimentare a forte contenuto di grassi saturi di origine
animale e molte patologie, tra cui il cancro. I vegetariani, invece, non solo non vengono colpiti dai tumori dell’apparato digerente,
ma sono meno soggetti anche ad altre alle malattie come diabete, trombosi, osteoporosi, artrite, malattie renali, obesità e
ipertensione. La dieta vegetariana, inoltre, contribuisce a mantenere pulite le nostre coronarie e, di conseguenza, a
prevenire il 97% delle cardiopatie.”
In occasione della giornata internazionale del vegetarismo vorremmo ricordare che siamo a disposizione per seminari, interventi e
preparazione di documenti necessari per promuovere e diffondere la cultura del vegetarismo.
Nella sua tradizione l’Enpa è l’ente che protegge TUTTI GLI ANIMALI, senza confini di specie.
Ognuno di noi con i nostri comportamenti è fonte di ispirazione e motivo di interesse e per questo desideriamo ricordare che
amare e rispettare gli animali significa rispettarli sempre e tutti. Quando ci troviamo in occasioni pubbliche, quando prevediamo
l’organizzazione di eventi, banchetti, cene dobbiamo avere in mente che gli animali sono trasformati in macchine e costretti ad una
vita di sofferenza e di dolore.
Abusare degli animali e considerarli esseri a nostra disposizione è un vero crimine contro la natura e la vita.
Insieme ai tanti illuminati vegetariani del passato: Porfirio, Empedocle, Ovidio, Pitagora, Leonardo Da Vinci, Gandhi, Einstein,
B. Shaw, Tolstoj, Margherite Jourcenar e a quelli di oggi: Linda e Paul Mc Cartney, Veronesi, Hack, gli sportivi Navratilova,
Lewis, e i ricercatori Bekoff e Goodall, oltre sei milioni di cittadini italiani sono vegetariani o vegani.
E sta a noi intercettare queste sensibilità e valorizzarle pensando che le rinnovate esigenze, non solo di natura etica nei
confronti degli animali, ci suggeriscono che ognuno di noi puo’ fare la differenza con le proprie scelte quotidiane e per questo è
necessario ricondurre la vita del Pianeta ai naturali ritmi e ristabilire l’armonia universale tra specie viventi.